E' la prima, l'originale: assolutamente introvabile ed esauritissima. Fu scritta da un gruppetto di studiosi, scrittori e fotografi empolesi, coordinati da Agostino Morelli, indimenticabile direttore della nostra Biblioteca. Voluta dall' Amministrazione Comunale di Empoli, che ne detiene la proprietà artistica…
Fondo Caponi, Empoli, Volume 1 pagina 22: festeggiamenti venticinquennali in onore del SS. Crocifisso delle Grazie del 21 agosto – 4 settembre 1949 Indice: Foto n. 1 - Via Roma e la processione del SS Crocifisso Foto n. 2 - Via Roma allestita…
Franco Arrighi ci manda questa bellissima foto, uscita dai cassetti della famiglia di un suo amico. C'è uno dei tanti protagonisti del filmato del '38, la colonna visiva che impazza sul nostro sito: ridateci un'occhiata. Si vede bene il carro,…
Foto scattata nel 2001 nel Canto degli Zolfanelli, una viuccia che collega Via Spartaco Lavagnini in Piazza dei Leoni; tale viuccia un tempo era chiamata anche "Canto del Sergente". In tale viuccia c'era una volta un pozzo pubblico, o per…
______________ Scriveva Libertario Guerrini nel suo libro: Il 22 gennaio ( 1944 n.d.a.) alle 23,15 altri 8 vetrai morivano e 11 rimanevano feriti intorno al forno della vetreria Taddei, colpito da una bomba probabilmente sganciata da un aereo tedesco. [1]…
Fondo Caponi, Empoli, Volume 1 pagina 21: il Corpus Domini e la processione Indice: Foto n. 1 - Collegiata S. Andrea di Empoli addobbata per un Corpus Domini Foto n. 2 - Collegiata S. Andrea di Empoli processione Foto n. 3 - Piazza dei Leoni,…
Fu la politica a decretare la fine del volo del ciuco, che per secoli era andato a gonfie vele sotto l’usbergo di santa madre chiesa.
Le prime avvisaglie di ostilità si ebbero ai tempi della prima occupazione francese, dopo l’insorgenza del “Vìva Maria” culminata nei disordini ben noti del maggio 1799.
A Empoli piovve allora, un po’ come vicario, un po’ come commissario del popolo, lo sfegatato giacobino sanminiatese Michele Bonfanti. Al suo avvento furono divelti dal palazzo pretorio e quindi distrutti gli stemmi in pietra o in terracotta invetriata che, nel corso dei secoli, vi avevano lasciato i podestà fiorentini e granducali. Si salvò solo quello di un Vanghetti (“pretore in patria” nel 1754), che fu recuperato e poi murato nella casa di famiglia a Prunecchio. Il colpo più grosso del Bonfanti fu quello di rimuovere il glorioso catorcio di palazzo Mangiadori, cioè quel trofeo guerresco che Cantino Cantini aveva portato giù da San Miniato nel 1397 e che aveva ispirato poi a Ippolito Neri la bùfala delle capre e dei lumicini all’origine dell’annuale usanza del volo asinino. Da un sanminiatese, giacobino per giunta, non c’era da aspettarsi altro.
C'era una volta una città dove, da quando è stato inventato il velocipede, ha sempre visto nel mezzo a due ruote un veicolo di trasporto e di divertimento. Poi, questo mezzo, è stato adottato in tante città di pianura europee…
Ho diviso le foto in gruppi e per ognuno abbiamo fatto una ampia didascalia ragionata. Spero che queste immagini, oltre ad essere apprezzate, non certo dal punto di vista strettamente tecnico perché non sono un eccellente fotografo, da un punto…
...o in Empoli volar pel Corpus Domini.... Ce l'hanno detto e ridetto, fin da piccini, rompendoci le palle, a noi studenterelli di pochi anni, al fine di farci studiare di più, per non diventare ciuchi o somari raglianti e, ancor di…
O studiar con impegno ed essere uomini, o in Empoli volar pel Corpus Domini (Antonio Guadagnoli) Il corteo storico partirà alle ore 17,30 da Piazza Guido Guerra e si snoderà per le vie cittadine fino a concludersi in Piazza Farinata…
Stamani passeggiando dal ponte "vecchio" di sovigliana verso Piazza della Vittoria, tramite Via Pievano Rolando e Via Battifolle si può scorgere una novità ovvero la nuova pista ciclabile, ma a opinione dello scrivente credo sia stata collocata in un'arteria vitale…
Fondo Caponi, Empoli, Volume 1 pagina 20: Busoni e Vanghetti Indice: Foto n. 1 - Casa natale di Ferruccio Busoni Foto n. 2 - Casa natale di Ferruccio Busoni Foto n. 3 - Ferruccio Busoni Foto n. 4 - Casolare del Vanghetti Foto n. 5 - Cerimonia commemorativa Vanghetti…
Spesso, i fatti di cronaca ci riportano di alcuni delitti a cui non si riesce a dare né il movente preciso né si riesce ad assicurare alla giustizia, nonostante il forte impegno degli investigatori e la dovizia di mezzi messa…
EMPOLI. Il notaio Lorenzo Righi fu testimone oculare della fucilazione di Carlo Pineschi: “18 dicembre 1800, giovedì. Alle ore dieci di mattina furono suonati i tamburi per tutto il paese ed in breve tanto la cavalleria che i pedestri con…
Sullo scorcio del Settecento, mentre in Francia imperversava la grande rivoluzione, Empoli si mostrò sempre ostile alle novità d’Oltralpe. L’astro napoleonico, in piena ascesa, non faceva né caldo né freddo ed era oscurato dall’energica predicazione del terribile e dottissimo abate Giovanni Marchetti, già famoso come “martello del giansenismo” e nemico giurato della dilagante cultura illuministica. La prima occupazione giacobina fu qui vissuta come un castigo di Dio.
Il ritorno “lungo” dei francesi, dopo l’intermezzo sconvolgente del “Viva Maria”, l’insorgenza del 1799 nella quale gli empolesi si erano bravamente distinti per foga reazionaria, cominciò nell’ottobre 1800, quando le armate repubblicane d’Oltralpe occuparono nuovamente la Toscana. Qui a Empoli, tanto per gradire, si segnalarono per i loro eccessi, i cisalpini del generale Domenico Pino, calati da nord per respingere una pericolosa incursione di borbonici napoletani, giunti fino a Poggibonsi.
Luigi Lazzeri, canonico della Collegiata e protostorico della città, ha fatto una cronaca inorridita della feroce passata di quella “schiuma del partito repubblicano di molti luoghi” (parole sue!).
I danni materiali e morali di quella occupazione furono rilevantissimi. A parte i guasti economici per il municipio, che dovette sostenere le spese, lo sconcerto e la paura dilagarono fra la popolazione, che vedeva in quei satanassi l’incarnazione del demonio.
C’è da chiedersi perché mai Renato Fucini, nei suoi ricordi, nulla dica a proposito dei propri ascendenti materni, mentre si profonde a narrare le vicissitudini dei parenti paterni. Eppure erano personaggi a dir poco interessanti e pittoreschi, con una storia familiare di tutto rispetto e, per certi versi, romanzesca.
Si comincia dalla bisnonna russa, una Carolina Timofieva Kaslaninova, figlia di un ammiraglio dello zar, madre della nonna Elìsabetta Carlotta Ricci, sorella del patriota livornese Giuliano Ricci e moglie del droghiere Giobatta Nardi, oriundo di Livorno, ma padrone di botteghe in quel di Empoli, repubblicano accanito in terra reazionaria, a cui il nostro municipio ha addirittura dedicato una strada nella frazione di Marcignana in riconoscimento delle sue pur discutibili benemerenze risorgimentali.
Il dottor David Fucini, medico venturiero, aveva sposato Giovanna Nardi, figlia maggiore di Bista (così veniva abitualmente chiamato il Giobatta). Dalla loro unione era nato Renato. Non sembra che il futuro Neri Tanfucio abbia nutrito soverchie simpatie per i parenti della madre. In effetti la famiglia Ricci, sebbene di buon censo, si segnalava per continue stranezze. La bisnonna russa era arcigna, nevrastenica e manesca, in una occasione aveva percosso piuttosto duramente la nuora, moglie del figlio avvocato Giuliano. I Nardi, poi, non erano da meno: Giobatta era sempre in lite con qualcuno e suo figlio Paolo, capo istruttore della banda municipale di Empoli, dava di matto al punto che il Tribunale collegiale di San Miniato, nel 1850, autorizzò il suo ricovero nel manicomio fiorentino di Bonifazio.
Non è azzardato concludere che Renato Fucini si vergognasse un po’ del lato materno della sua genitura. A sostenere questa ipotesi (che tale rimane) si aggiunge la morte tragica del prozio Giuliano Ricci, fin qui dimenticato dalle nostre parti e adesso riscoperto grazie al suo diario, ora integralmente pubblicato per le cure, attente e meticolose, del professor Mario Baglini (“Livorno 1848 — Le Memorie di Giuliano Ricci”, Livorno, Books & Company, ex Belforte, dicembre 2009, euro 30).
Da: Il Segno di Empoli, A. 4, n. 15 (ott. 1991) La storia della guerra, nei secoli, è sempre stata anche storia di uomini in armi. Una delle epoche in cui fu in maggior risalto la figura del condottiero è…
Una via, stretta e contornata da edifici spesso alti e che mostrano antichità. Forse meno frequentata delle altre del Giro d’Empoli, ma non per questo non meritevole di attenzione sulla sua derivazione. Ai vecchi empolesi l’ho sempre sentita soprannominare “Via…
Durante una recente presentazione di un mio volume, da parte di alcune persone del gentile pubblico presente si è equivocato sul fatto che sia il sottoscritto che il presentatore avessero giudicato il feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante delle forze tedesche in Italia durante l’ultima guerra, al di là delle sue colpe morali, uno dei generali migliori che ci siano stati sul teatro di guerra della Penisola, assolutamente superiore per visione tattico-strategica ai suoi avversari.
Il generale Mark Clark in Piazza San Pietro a Roma il 5 giugno 1944
Chi scrive si sentì perfino di affermare che, se al posto del comandante della V armata statunitense e del comandante in capite del XV Gruppo di armate alleate in Italia, generale Harold Alexander ci fosse stato Albert il sorridente, come veniva definito dai suoi, la guerra molto probabilmente sarebbe passata dalla Toscana e da Empoli molto più alla svelta. Ovviamente, la storia non si fa con i se ma proviamo a giocare a creare una ucronia in tal senso: al comando delle truppe alleate c’è Kesselring che combatte contro i tedeschi guidati dal duo Alexander/Clark.
Visto le numerose richieste, ecco un quesito più difficile. Trattasi di uno stemma in pietra serena, sito in Centro storico a Empoli, bello alto rispetto al piano strada. E' un pò malconcio, un po' di restauro non gli farebbe male…