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Casa ove spirò Renato Fucini

Trattasi di una brevissima anteprima a prossimi approfondimenti tematici sulla persona di Renato Fucini. E' uno dei villini eclettici di…

Torre de’ Nocenti, un passo avanti

asseggiando in Via Spartaco Lavagnini presso l'innesto con Via Del Noce (non "della") si incontra il cancellone del resede ex Fattoria Parri, già Fattoria e Spedalingo De' Nocenti.

A Spicchio per visitare l’Oratorio della Madonna dell’Erta – di Paolo Santini

Madonna dell'Erta2Un documento conservato nell’Archivio Parrocchiale della chiesa di Santa Maria a Spicchio ci racconta che “esisteva in detto luogo fin dai tempi più remoti l’Immagine di detta Vergine delle Grazie, detta comunemente dell’Erta in un tabernacolo, alla quale era prestata dai popoli circonvicini una grande venerazione”. Nella seconda metà del Settecento quindi esisteva un tabernacolo con la statua della Madonna delle Grazie con il Bambino Gesù, nel luogo detto dell’Erta in aperta campagna in prossimità del bivio tra le strade che conducono a Collegonzi (in salita, erta) e a Piccaratico da un lato e a Spicchio naturalmente dall’altro  Il tabernacolo era situato, come in molti casi analoghi, in un luogo da secoli ritenuto pericoloso a causa della presenza di una strada –allora – di grande transito, proveniente da Collegonzi, che in quel punto presentava una vertiginosa e sconnessa discesa. L’”invenzione” di quest’immagine popolare, tipicamente legata ad immagini ritenute miracolose, rientra nella tradizione comune a molti ritrovamenti quali quello dell’Impruneta ed anche quello della vicina Petroio. Anche qui troviamo il contadino che ara, i buoi che si fermano e s’inginocchiano, il ritrovamento prodigioso sottoterra vicino al fiume Arno dell’immagine della Madonna. La popolazione spicchiese decise di costruire nei pressi del luogo del ritrovamento appunto un tabernacolo. La devozione popolare testimoniata dalla grandiosa festa quinquennale, dalle frequentazioni continue di masse di fedeli, dall’attribuzione di alcuni miracoli alla Madonna dell’Erta e dai numerosissimi ex voto, promosse poi la costruzione dell’oratorio al posto dell’ormai monumentale tabernacolo. Il piccolo oratorio, edificio ad aula unica con tetto a capanna e cupoletta in corrispondenza del presbiterio, fu costruito dai fratelli Bargellini della Tinaia, Giuseppe Leopoldo e Francesco, qualche anno prima del 1820, anno in cui fu ceduto dagli stessi al parroco di Spicchio. E’ datato 9 agosto 1820, infatti, l’atto di donazione da parte dei fratelli Bargellini dell’oratorio “eretto con elemosine” al parroco di Spicchio Monsignor Ranieri Bardini il quale lo benedisse “per delegazione di Monsignore Pier Francesco Morali Arcivescovo di Firenze […] nel dì 19 Agosto 1820”. Come il Tabernacolo non è nominato nelle Visite pastorali del Settecento e dei primi dell’Ottocento, così nemmeno l’Oratorio è citato nella Visita del vescovo del 1829, ma soltanto in quella del 1879, in cui è così descritto: “L’Oratorio è grandicello posto in luogo isolato, è molto grazioso, ha palco a volterrana, un altare sotto una cupoletta; sul presbiterio due colonne che reggono l’arco; ha una porta con due finestre basse  ai lati ed è illuminata da  due lunette in ciascuno dei suoi lati”. All’interno  allora come oggi, è venerata la scultura lapidea recante l’”Immagine della Vergine col Bambino posta su di un altare con pietra sacra”.

Veduta su Via delle Conce

In passato, almeno fino a quasi tutto il Settecento questa Via, detta delle Conce avrebbe oltrepassato in fondo il Cinema…

Quiz: dove si trova questo ?

Un amico sanminiatese, passeggiando nel territorio comunale di Empoli, ha fotografato questo elemento e lo invia domandando con fervore <<"empolesi,…

Silvano Salvadori: Giorno della Memoria

Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz, ma al di là di essi, mentre pochi essere umani uscivano, tutta l’umanità si trovò dietro altre sbarre, calate come una ghigliottina sulla sua gola. Si spalancarono i cancelli, ma invisibili come ossessi rimasero le grandi fauci dell’orrore e dell’ipocrisia in cui veniva inghiottita la nostra pretesa cultura occidentale, tutta la nostra memoria.Solo il silenzio invase i respiri di quanti videro (e di quanti ancor oggi continuano a vedere quelle testimonianze in bianco e nero), di quanti videro quei corpi emaciati sulla cui faccia si leggeva, con le ossute arcate sopraccigliari a cavallo delle orbite dei due occhi infossati, la parola OMO, così come la lesse Dante su un dannato dell’Inferno.

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Auschwitz – immagine di pubblico dominio

Un silenzio in cui si strozzava ogni giustificazione, in cui moriva ogni urlo, un silenzio abissale che risucchiava ogni luce dell’intelligenza.
Infatti cosa potremmo dire? Ogni parola sarebbe una menzogna, perché ogni parola è il nobile frutto dello spirito e smentisce se stessa se nomina il vocabolo “olocausto”.

Eppure c’è un tempo in cui tutta l’umanità ha tradito se stessa (e forse non è finito, perché la storia ha molti orologi i cui tempi si rincorrono e forse qualcuno ancora suona la sveglia alla barbarie). A voi oggi di quel tempo è affidato il riscatto, è affidata la sincronizzazione degli altri orologi perché l’umanità abbia un solo tempo per la giustizia, fondata sul rispetto per qualunque vita; tutto è affidato a voi giovani, frastornati dai telefonini e dalla pubblicità, a voi studenti che sarete i protagonisti del futuro.
Perché un futuro ci sia, lo dovete prima sentire nel cuore, duro come una pietra, fatto di volontà; colorato come un fiore, fatto d’amore.
Il futuro è come un bimbo: lo dovete accudire giorno per giorno. Lo si costruisce anche oggi, qui: vuole solo il vostro impegno; vuole i fatti e non solo promesse. Per divenire uomini e donne basta solo questo.
E questo fardello di memoria che vi affidiamo sia calibrato per non farvi né sprofondare sottoterra, né volare verso sogni improbabili, ma camminare sereni sulla superficie del mondo.

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