Articolo pubblicato su “Notiziario Aspot” n. 16, del Novembre 2001, per gentile cortesia dell’autore Alessandro Papanti.
LA RIVOLUZIONE DELL’ ‘800.
L’utilizzo della ferrovia – oggi certamente mezzo di comunicazione fra i più diffusi ed economici, per alcuni aspetti ritenuto superato ed obsoleto – costituì al suo nascere, nel secondo quarto del ‘ ’800, una vera e propria rivoluzione economica e sociale capace di influire nelle abitudini e sulla vita quotidiana, al pari di quella verificatasi con l’impiego dell’automobile nel ventesimo secolo e con le strade informatiche dei nostri giorni.
Prima di allora il trasporto terrestre veniva fatto nei modi di sempre: con il cavallo, con il bue, e con i mezzi a ruote che tali animali erano in grado di trainare; a questo si affiancava la via fluviale percorsa da imbarcazioni capaci, è vero, di stivare anche notevoli quantità di merci, ma si può immaginare con quale difficoltà in relazione ai periodi di piena o di secca che potevano impedire la navigabilità del fiume, e con quale sforzo quando – una volta scesone il corso – si trattava di risalirlo vincendo la corrente.
E’ quindi comprensibile come la possibilità di usare un mezzo di trasporto meccanico, non condizionato da fattori atmosferici, in grado di assicurare collegamenti regolari con notevole celerità per quantità di persone e cose prima di allora impensabili, abbia investito in pieno il sistema dei trasporti dell’epoca.
Ciò fu vero a maggior ragione per Empoli, sia perchè situata sulla direttrice dei traffici fra la capitale del Granducato ed il suo principale porto, tappa obbligata negli scambi di Firenze con Pisa, Livorno e da qui con le località oltremare e viceversa; sia in quanto la cittadina disponeva di un importante scalo sull’Arno allora percorso da navicelli dal Masso della Gonfolina fino alla foce. Anzi proprio sul fiume passavano le grandi quantità di merci e quelle più pesanti.
La nascita della ferrovia impattò dunque in pieno sull’economia ed i trasporti che interessavano Empoli, per un verso segnando il lento ma irreversibile declino della via di fiume, per l’altro accentuando l’importanza commerciale non solo verso il tradizionale asse Firenze- Livorno, ma anche in direzione di Siena, in quanto Empoli divenne capolinea di una ferrovia verso sud, che ricalcava il percorso dell’antica Via Francigena.
Grazie al liberismo del Granduca Leopoldo II°, la Toscana ebbe – fra i primi paesi Europei – un rapido sviluppo della rete ferroviaria. Buona parte delle Strade Ferrate Toscane furono realizzate fra il 1844 ed il 1850; fra queste quelle le cui linee passavano per Empoli: la Strada Ferrata Leopolda da Livorno a Firenze e la Strada Ferrata Centrale Toscana da Empoli a Siena, successivamente proseguita fino a Chiusi.
Fig.1 Mappa delle Strade Ferrate che interessavano la stazione di Empoli al 1860 circa: la S.F. Leopolda e la S.F. Centrale Toscana.
Il treno fece la sua comparsa nella cittadina con l’inaugurazione della tratta Pontedera-Empoli, avvenuta il 21 giugno 1847. La Strada Ferrata Centrale Toscana da Empoli a Siena fu aperta il 3 dicembre 1849. Empoli fu dunque nodo ferroviario di notevole importanza quale stazione di transito della prima e capolinea della seconda.
LA FERROVIA E LA POSTA
Anche la posta allora era trasportata su diligenze, con staffette a cavallo o ancora con messaggeri a piedi. L’utilità del nuovo mezzo di trasporto per un rapido inoltro della corrispondenza fu subito compresa dalle Poste Granducali. Con lo stesso atto – il Sovrano Rescritto 5/3/1841 – con cui si concedeva la costruzione e l’esercizio delle Strade Ferrate, fu previsto per le società concessionarie l’obbligo di riservare un posto all’addetto dell’Amministrazione Postale al trasporto della