Il professor Giorgio Spini, autorevole storico fiorentino, raccontava che, nelle sue esperienze personale di ufficiale…
Claudio Biscarini: San Miniato, la strage.
La mattina del 22 luglio 1944, il posto avanzato d’osservazione, nome in codice White, del III battaglione, 349th US Infantry Regiment, 88th US Infantry Division “Blue Devils”, aveva individuato una postazione di micidiali Machine-Gewehr 34 tedesche proprio sotto la cresta che è sovrastata dal complesso del Seminario e del Duomo di San Miniato.
Erano armi micidiali le MG 34. Gli avversari le chiamavano, a causa del caratteristico rumore causato dall’alta cadenza di tiro, le “seghe di Hitler” e, proprio coma la sega falcia il grano, esse mietevano vittime umane. Con una gittata massima, su treppiede, di 4.570 metri, una sola di queste armi poteva sparare da 800 a 900 colpi al minuto.[1] Non c’era tempo da perdere. I G.I. americani, dopo aver combattuto duramente a Lajatico e Palaia dove, proprio il 349th US Infantry Regiment aveva dovuto levare le castagne dal fuoco, ora si trovavano davanti all’ultimo bastione naturale prima dell’Arno e non avevano certo voglia di subire, acausa delle retroguardie tedesche, ancora vittime inutili. Probabilmente, il Piper Cub, conosciuto come “cicogna” dagli italiani e “Stuka” dagli statunitensi, da ricognizione non aveva individuato le armi automatiche avversarie a causa della mimetizzazione. Ma, da terra, esse non erano sfuggite all’occhio attento dei rilevatori. Con la radio in dotazione, gli americani presero contatto con il 337th US Field Artillery Battalion che si era dispiegato in valle di Chiècina. Date le coordinate, le bocche degli obici da 105 mm della Able Battery iniziarono a vomitare una salva di proiettili verso la città sul colle. Target: punto carta 46.37/59.22. In pratica, nella valle a trecento metri a sud del Seminario Vescovile. Alla prima scarica, partivano 47 proietti. Erano le 10,15 del 22 luglio 1944. Ma, probabilmente, l’obiettivo non viene agganciato se, alle 10,30, si richiede un’ulteriore salva di 51 colpi sulle coordinate 46.48/59.50, ovvero fra il Duomo, il Santuario del SS.Crocifisso e la viuzza dei Mangiadori. Che cosa chiedere di più per supporre, a ragion veduta, che uno di quei 51 obici sia penetrato in Duomo e sia scoppiato all’interno? Ecco come, un testimone oculare il canonico Giannoni, descrisse la sua esperienza.:
Erano circa le 9,30, quando da sud-ovest, sulla linea tra Montebicchieri e Montopoli, si scatena un bombardamento americano che, colpendo prima la collina stessa ove io ero, e poi le pendici del colle della città, e, alzando sempre di più il tiro, gli orti prospicienti (prima vittima Omero Della Maggiore, sotto San Domenico) giunge, con un proietto, al Seminario, lato ovest; al Municipio lato idem; con due alla mia casa; con altri due al Vescovado; con uno al Miravalle; con molti altri al lato destro di via del Piazzale ed al viale della Rimembranza; con varii, scoperchiando la lapide dell’acquedotto, sul prato del Duomo e sul tetto della sacrestia; con uno sul Duomo, tra il muro e la grondaia, senza sfondare all’interno; fra il tetto più alto e il muro del campanile; nel campanile presso la prima e la seconda campana; con molti nel poggio della Rocca, compresa la Villa Donati; con uno entro la finestra, lato ovest, della Cappella del Santissimo Sacramento, quello – appunto – che ha causato, come stiamo a dimostrare, tanto sangue e tante lacrime.[2]
C’ è una differenza d’orario, un’ora, tra quello che dice il racconto di Giannoni e il documento americano. Ma, spesso si dimentica che dalle ore 2 del 3 aprile alle 2 del 17 settembre 1944, era in vigore l’ora legale usata dagli statunitensi, mentre il canonico, come spesso usava fare, andava “ a ora di sole”. Si è anche detto che sul Duomo sventolasse la bandiera bianco-gialla dello Stato del Vaticano, facendone così territorio neutro. Sparandoci sopra gli americani avrebbero commesso un crimine di guerra. Ciò non è vero per due motivi 1) L’obiettivo del cannoneggiamento non era il Duomo, ma le mitragliatrici poste a sud dell’edificio. Solo un colpo fortuito ebbe la sventura di penetrare nella chiesa. 2) Non c’era nessuna bandiera giallo-bianca sul Duomo. Si è anche constatato che oggi, quella finestra da cui entrò il proietto, è chiusa da un muro e questo ha suscitato perplessità fino a che una bella foto aerea, scattata negli anni ’30 dal generale Pezzi su San Miniato, non ha fatto constatare che il muro che oggi copre la finestra all’epoca era molto più indietro e lasciava scoperta la finestra stessa. C’è poi, ad ulteriore conferma che a uccidere in Duomo furono, seppure accidentalmente, gli americani quello che scrive ancora l’ S-3 Ammunition record : 23 luglio 1944. Ore 22,10. Messaggio da Lookout 2:[3] I partigiani riferiscono che ieri qualcuno sparando presso San Miniato colpì una chiesa e uccise 30 italiano ferendone circa 100. I feriti sono all’ospedale a 4699/5998. Non ci si deve sparare sopra. E’ ovvio che, se a colpire il Duomo fossero stati i tedeschi, sul documento americano non si sarebbe perduta l’occasione di sottolineare un altro massacro di civili fatto dai Krauts e, soprattutto, non si sarebbe specificato che era necessario non ripetere l’errore del giorno prima, sparando sull’ospedale di cui si davano apposta le esatte coordinate.
Obice americano da 105 mm.Fra quei morti innocenti, 30 erano di San Miniato, 10 da Livorno con due ragazzi di 12 e 13 anni, un siciliano di Patti, Francesco Guerrera, Luigi Barusso di Torino, Livia Bonistalli di Fucecchio, Nicola Chiefari di Guardavalle, due pisani, una ragazza di Frosinone, tre grossetani e Carlo Ruggini di 59 anni e Santina Tafi di 55 nati a Empoli.
Vogliamo sfatare un’altra “leggenda metropolitana” finora non suffragata da prove certe. Si è parlato di due “agenti segreti” operanti in San Miniato:il capitano Loris Sliepitza e il sindaco Baglioni . Per quanto riguarda l’ufficiale, ci pensò anni fa la figlia a sfatare questo mito. Per quanto riguarda Baglioni, arrivato con le famose “navi bianche” dall’Africa Orientale Italiana nel 1942, sicuramente parlava inglese ma non c’è nessuna prova che appartenesse a qualcuno dei servizi britannici o americani, né l’OSS né l’IS né il SOE. Quindi, tutte le cose che si dicono su questo argomento rimangono pure illazioni.
[1] La versione MG 42 poteva aveva una cadenza di tiro da900 a 1.200 colpi al minuto e poteva spararne 250 di seguito, cambiando poi la canna, comela MG34 in calibro 7,92 mm.
[2] Giornale del Mattino, 21 luglio 1954.
[3] Posto di osservazione n.2.
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