Nato a Empoli il 29 maggio 1911, l'ingegnere si era laureato al Politecnico di Torino nel 1934 e, dopo il servizio di leva e la guerra di Etiopia, dove aveva meritato la Croce di Guerra, al rientro si sposava e venne incaricato alle miniere di Pola
Il Bargello: La Sindrome Empolese
Quando, nel 1953, andai alla visita di leva militare della mia classe, ebbi modo di rilevare che diversi coetanei, per evitare l’arruolamento, non potendo allegare difetti fisici per il loro evidentissimo stato di salute, simulavano astutamente disturbi mentali e facevano le viste di essere idioti.
Simulavano così bene, ma così bene, che i commissari quasi sempre ci cascavano. Un bruscianese si mise addirittura a giocare al calcio, nel cortile della caserma, utilizzando un pietrone a piedi nudi invece di una palla. Ovviamente quel desso fu scartato all’istante.
C’era un ufficiale medico, però, che non sembrava tanto convinto e mandò a chiamare il dottor Michele Mancini, primario chirurgo all’ospedale di Empoli, per una consulenza sul tamburo in considerazione delle sue esperienze di medico militare in terra d’Africa.
Il dottor Mancini, che conosceva i suoi polli, fu lapidario e squadernò un suo celebre studio, nel quale sosteneva che gli empolesi si credono talmente furbi da poter simulare follia per non pagar gabella, ma tale pretesa è fallace. A quei livelli la bischeraggine non può essere simulata, ma è reale. Credono di essere dei ganzi, ma in effetti sono dei veri cretini.
Fu così che, nei manuali di medicina militare, fu per la prima volta teorizzata la cosiddetta “syndrome emporiensis” o “sindrome empolese”, per cui chi fa da ciucco è ciucco sul serio.
Quanti ne conosciamo oggi di questi furbèga? Che poi sarebbero i “furbi una sega”.
IL BARGELLO
abile e arruolato
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