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Una riflessione globale – di Vincenzo Mollica.

La crisi  non attende, pretende risposte, senza le quali  procede nella sua devastazione di territori e comunità. Pensiamo che un’azione di solo contenimento possa risultare insufficiente come risposta : che la città abbia perso una sua capacità di attrarre(non solo investimenti ) è dato evidente, anche se le appartiene una capacità  di rinascita che ha  già dimostrato in passaggi  precedenti di  riconversione  produttiva. Si tratterebbe, per intanto, di definire  quale possa essere la sua vera  immagine., considerato che la ridefinizione della sua identità  non significa  la sparizione di quella attuale. Ma quale è l’identità attuale? Quella mercantile, di antica vocazione ? Quella terziaria, mai espressa in modo compiuto? Quella culturale, il cui patrimonio umano e artistico,non è mai stato valorizzato per quanto vale? Quella universitaria, ambiziosa, ma che richiede altro ordine di investimenti? Oppure, tutte queste cose , e anche altre? Quale è la visione strategica della politica? Perché se la città vuole ritornare centro di scambio e di investimento attivo, dove convergono  domande ed energie, materiali e culturali, qualcosa bisogna fare. Imprimerle, per esempio, un salto di qualità e di scala, che rivisiti l’apparato infrastrutturale, dalle sedi produttive,a quelle amministrative, dai centri finanziari e direzionali, a quello turistico alberghiero, tutto progettato urbanisticamente e architettonicamente all’insegna dei nuovi indirizzi di autosufficienza energetica ed  impatto eco sostenibile. Da qui, potrebbe scaturire un rapporto diverso tra città e territorio, impostato non più sull’ansia della previsione a rischio, ma su un programma concordato e pianificato, che finalmente produca e non consumi solamente. Su questa linea, verrebbero a stabilirsi convergenze fin qui  inespresse, tra settori che hanno operato a comparto chiuso, se non in conflitto:  tra economia e cultura, tra commercio e residenza, tra formazione e ospitalità,lungo un elenco che può continuare.. Si evidenzia dai dibattiti come la politica debba pensare in modo nuovo, oltre confini stereotipati e lontani dalla visione dei cittadini. Siamo in ritardo con il popolo  ambientalista; siamo in ritardo con il mondo giovanile; siamo in ritardo con il mondo del lavoro e della comunicazione.  Eppure, siamo indispensabili per qualunque riforma. Essere indispensabili significa essere utili. Un modo per esserlo, è quello di far capire agli altri cosa pensiamo.

Dal momento che dalle nebbie della indiscrezione, cominciano ad affiorare nomi di possibili candidati a sindaco, sarebbe utile che il PD cominciasse a dire come intende presentarsi alle prossime elezioni. Ammesso che sia pronto. Ciò porterebbe, secondo noi, diversi vantaggi: eviterebbe di bruciare candidature meritevoli; rafforzerebbe l’azione del governo nella fase conclusiva della legislatura; offrirebbe al partito l’occasione di verificare il consenso dei cittadini; eviterebbe la eventualità di arrivare all’appuntamento in ordine sparso.

PS:    Non so rispondere alla domanda se il PD abbia sbagliato o fatto bene a non andare alle elezioni, nella posizione di vantaggio nella quale si trovava al momento del ritiro di Berlusconi. Ci viene detto si sia trattato di un atto di generosità verso il Paese, che gli italiani premieranno. Qualcuno ha letto quella scelta come una debolezza, derivata dall’assenza di un programma in grado di salvarlo. Dietrologia inutile. Il fatto è che la vicenda italiana evolve in continuazione e da qui alle elezioni tante cose potrebbero succedere, anche che gli italiani si dimenticassero di essere generosi, sopratutto con chi non indovina più un candidato alle primarie.

Vincenzo Mollica

Pubblicato anche sul Tirreno del 13-03-2012

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